I regali, la villa, l’aiuto dei coniugi onnipresenti: nuovi dettagli su Nizza e la latitanza “extralusso”

I regali, la villa, l’aiuto dei coniugi onnipresenti: nuovi dettagli su Nizza e la latitanza “extralusso”
CATANIA – Non era certo finita la vita di Andrea Nizza, arrestato in via Indirizzo lo scorso 15 gennaio, nel suo lungo periodo di latitanza.

Dopo diversi mesi, sono saltati fuori dettagli interessanti: dalla cattura a Viagrande alla convivenza con la moglie Anna e le sue due figlie. In quell’occasione in casa di Nizza c’erano anche Agata Arena e Mario Finamore, una coppia di coniugi. Cercato in ogni parte della città per due anni e un mese, adesso è sottoposto al regime del carcere duro nel penitenziario di Opera, a Milano.

La sua latitanza, come riportato da MeridioNews, ha avuto “sede” anche in una villa extralusso a Pedara, in contrada Tarderia. A partire dalla metà del 2015, sarebbe stato lì il luogo in cui avrebbe fatto perdere le proprie tracce. Condannati per favoreggiamento, Arena e Finamore, si sarebbero interessati di contattare l’agenzia per l’immobile: in particolare, a fare la telefonata sarebbe stata la donna che ha poi firmato il contratto di locazione. Sarebbe stato proprio questo luogo “ai piedi dell’Etna” che avrebbe impedito l’arresto e il ritrovamento di Nizza prima del 15 gennaio.

Sempre in merito a Pedara, Arena avrebbe tirato fuori ben 9mila euro, di cui mille come cauzione. Tutti gli altri utili a pagare l’affitto: nessuno, tuttavia, nemmeno l’agente immobiliare o il proprietario della villa, sapevano che l’abitazione servisse a Nizza per nascondersi. La famiglia che doveva abitare nella villa, pare abbia detto la complice ai diretti interessati, proveniva dalla Germania ed erano amici di famiglia.

A settembre 2016 il luogo della latitanza di Nizza cambia e si passa a Viagrande: i coniugi mangiavano con lui portandogli tutto ciò che gli serviva, dichiarazioni dal tribunale. Inoltre, Nizza non era per nulla solo: Arena e Finamore si fermavano più volte per passare la notte con l’ex latitante. Il dettaglio in più sembra essere quello di non avere un cellulare: il boss di cosa nostra, quindi, comunicava solo tramite i pizzini che venivano dati e riportati da due emissari. Al momento del processo, Finamore ha dichiarato di essere pentito di ciò che ha fatto per Nizza, ma le intercettazioni telefoniche dicono totalmente l’opposto: infatti, l’uomo è stato rintracciato mentre comunicava di voler bene a Nizza, di essersene innamorato e di aver fatto tutto con il cuore, utilizzando le parole: “Non sono pentito di quello che ho fatto”. Inoltre, Nizza gli avrebbe fatto una promessa, quella di non abbandonarlo più.

La latitanza, comunque, non impediva a Nizza di gestire il narcotraffico di droga da Albania e Calabria e, soprattutto, si incontrava con la sua famiglia non facendogli mancare nulla: infatti, era solito fare dei regali e fiori, inviati alla moglie Anna per il suo compleanno.

FONTE ORIGINALE: NewSicilia.it

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