Al volante di incantevoli «nobili dame»

E il centro urbano rivive atmosfere d’un tempo. Un «angolo di paradiso» in cui si respira la cultura del vino e del castagno e si gode della vista dei vigneti e di maestosi boschi.

Correva l’anno 1923. L’anno della prima corsa automobilistica di Le Mans e – per Trecastagni – l’anno del primo Grand Prix con la mitica corsa Catania-Trecastagni, che all’epoca si svolgeva tra basolato lavico e perigliose trazzere, sconnesse e polverose, come la nota Salita dei Saponari.
Quel periodo è stato ricordato in una calda atmosfera di festa con la Rievocazione storica del Club Auto Retrò con oltre venti veteran cars che hanno battuto, dal «Borgo» di Catania e poi su per Battiati, San Giovanni La Punta, Viagrande, rigorosamente il percorso di quella lontana competizione.
La grande piazza Marconi stracolma ha salutato le fiammanti Ferrari e Porsche, le seducenti Cobra e Panther, le Austin, i rari modelli di Gt dal prestigioso Quadrifoglio, una Golden Corvette Collie. A bordo, fieri, i loro proprietari.
Tracciare il profilo del collezionista tipo? Impossibile. C’è l’anatomopatologo, il pensionato, il consulente del lavoro, il dirigente di polizia.
Il punto è che quando scatta la passione, il patron è semplicemente un collezionista.
Non è riservato o estroverso, timido o spavaldo. E’ solo un collezionista che, con malcelato orgoglio, si confronta esclusivamente su quel terreno.
Ognuno con la propria «dama» che ne denota stile e personalità. Tutto, insomma, è mutuato dal feeling che si instaura tra il pilota e le magnifiche veterane.
Arrivati a Trecastagni, oltre alla bella piazza, per intenderci quella con la famosa fontana a tre sfere, simbolo di perfezione, e in questo periodo punteggiata di colori e profumata dalle essenze d’autunno, c’è da incontrare altro.
In questi luoghi alle pendici dell’Etna, che il lessico di un tempo avrebbe definito ridenti, la buona borghesia della città aveva la residenza della villeggiatura, spesso legata ad una tenuta agricola. La magia di quell’epoca lontana, è per fortuna ancora visibile e non del tutto contaminata, nei palazzetti settecenteschi affacciati sul corso centrale illuminato dai vecchi lampioni, in antiche esedre e scalee a cascata che inerpicano ai siti sacri, nei rigogliosi giardini all’italiana di privati che rimandano ai moderni relais di bed&breakfast, abbarbicati su questi dolci colline, evidentemente amate anche in un remoto passato e da ospiti di riguardo come l’Abate di Saint Non, viaggiatore del Grand Tour, (a cavallo tra il ’700 e l’800) che si fermò sul Piano di Sant’Alfio a cesellare un celebre scorcio di Trecastagni con alle spalle la titanica sagoma dell’Etna. E il visitatore attento noterà anche il profondo legame del centro urbano con la cultura del vino e del castagno; vigneti e boschi di maestosi «alberi del pane» ne disegnano paesaggio e contorni.
Il nostro Mini Tour, invece, merita il congedo sull’alto poggio della Chiesa Madre di S. Nicola, in cui si staglia la Terrazza del Cielo, un landscape di folgorante bellezza dove lo sguardo tenta di abbracciare lo spettacolo che dalla costa calabrese corre fino al litorale aretuseo. Il tempo là si ferma per un istante. Per assaporare cari amarcord o nuove emozioni. E incontrare il vento.

(font: La Sicilia – Ornella Ponzio, 17 ottobre 2010)

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