Viagrande. Caserma dei Carabinieri – Canone si – Canone no

Quando nel 1985 fui eletto Sindaco per la prima volta mi accorsi, tra le altre cose, che il canone di locazione che il Ministero competente pagava per i locali di proprietà comunale adibiti a Caserma dei Carabinieri era, proporzionalmente, poco più, o quasi, di quello concordato al tempo del Sindaco Mirone, che la Caserma aveva realizzato.
Mi preoccupai, quindi, con non poca fatica, di chiedere, ed ottenere, il pagamento di un canone notevolmente superiore a quello in atto pagato.
Il tutto a beneficio delle casse comunali.
Successivamente l’amministrazione si rese conto, inoltre, che l’immobile adibito a Caserma dei Carabinieri, certamente sufficiente alle esigenze dell’epoca del Sindaco Mirone, non era più adeguato ai tempi.
L’amministrazione comunale da me presieduta fece, quindi, redigere un progetto per la realizzazione di una nuova Caserma, più confacente ai tempi, nel luogo all’uopo indicato dall’allora vigente P.d.F., in via Aldo Moro.
Il tutto tenendo conto anche di eventuali, necessarie integrazioni dei militari di stanza a Viagrande, stante l’inevitabile sviluppo futuro della cittadina.
Ricordo, tra l’altro, che i Carabinieri di stanza a Viagrande devono assicurare l’ordine pubblico anche nel territorio del vicino Comune di Aci Bonaccorsi.
Un progetto, quindi, redatto anche nell’ottica delle esigenze delle future generazioni, come è, o dovrebbe essere, compito di ogni amministrazione comunale che si rispetti.
Non ha senso, infatti, che si realizzino opere pubbliche adatte solo al presente, come strade che risultano insufficienti già al momento, o quasi, della loro esecuzione, o che si consente uno sviluppo edilizio di notevole entità, senza prevedere adeguati spazi per parcheggi, centri sociali, o ampie piazze.
Fu quindi regolarmente iniziato l’iter per l’esproprio del terreno, nel rispetto della Legge e della procedura.
La Caserma fu poi inaugurata dall’allora Ministro dell’Interno Enzo Bianco, su invito dell’amministrazione comunale che, succedutasi alla mia aveva, quasi del tutto, completato l’opera, nel rispetto di quella continuità amministrativa che dovrebbe essere alla base dell’operato di ogni amministratore di un Ente Pubblico.
La procedura di esproprio, da me lasciata in modo assolutamente conforme a Legge, come da documentazione in atti, non fu poi seguita in modo adeguato, al punto di fare diventare illegittima una occupazione regolare.
A causa di ciò il Comune è stato condannato a pagare oltre 400.000,00 euro.
Somme che sono state prelevate, a quanto mi risulta, dal capitolo di bilancio relativo agli oneri di urbanizzazione.
Mi chiedo cosa succederà se il Comune, come mi è stato detto, sembra che dovrà restituire ai cittadini una parte di tali somme, richieste e riscosse in modo, forse, non legittimo.
Problemi, se esistono, che l’amministrazione comunale dovrà, comunque, affrontare successivamente.
Quello che mi stupisce è avere appreso, almeno così mi si dice, che dal 2000 al 2009 sembra che il Comune non abbia incassato alcuna somma a titolo di canoni di locazione.
Denaro che doveva servire a pagare il mutuo a suo tempo contratto per la realizzazione dell’opera, come da delibera del Consiglio Comunale.
Sembrerebbe che il Ministero competente fosse disponibile al pagamento di quanto dovuto, ma che non abbia potuto farlo perché l’edificio-Caserma non risultava catastato.
Io non so se ciò corrisponda a verità. Se così fosse sarebbe grave.
Mi auguro che, chi di dovere, fornisca ai cittadini, che alla fine sono quelli che pagano, ogni più idonea informazione in proposito.
Non si cercano colpevoli. Si cerca la verità.

Avv. Francesco Corsaro Boccadifuoco

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