Primo pomeriggio culturale della Cornucopia Onlus al Gran Caffè Urna

L’associazione culturale La Cornucopia Onlus, ogni sabato pomeriggio, invita i cittadini di Viagrande a degustare thè e dolcetti in compagnia di attori, poeti, musicisti e altri artisti, con il palese intento di favorire l’incontro tra intellettuali e dibattere su temi di attualità.
Per l’esordio di sabato, in occasione del primo centenario del Manifesto del Futurismo, la Cornucopia Onlus, in collaborazione con il regista Claudio Mazzenga e gli attori della sua Accademia Teatrale, e col supporto musicale del chitarrista Danilo Genovese e del mezzosoprano Maria Elisabetta Deodato, hanno cercato di ricreare, per un’ora, presso il Gran Caffé Urna, l’atmosfera anti-convenzionale che si respirava nei Caffé culturali agli inizi del secolo scorso.
Fino agli anni venti, i “caffè culturali” furono luogo di animatissime discussioni d’ordine artistico–letterario che contribuirono in modo decisivo al rinnovamento della cultura. A Firenze, già nella seconda metà dell’Ottocento, nelle sale del Caffè Michelangelo, si riunivano gli intellettuali e i pittori che dettero vita al movimento dei Macchiaioli. Sempre a Firenze, agli inizi del novecento, presso il Caffè letterario “Le Giubbe Rosse”, prese forma il Futurismo, provocatorio movimento culturale italiano fondato da Filippo Tommaso Marinetti.
Il futurismo, fu un movimento d’avanguardia che programmaticamente volle ribellarsi allo stato di arretratezza delle istituzioni letterarie tradizionali.
Sul piano letterario Marinetti, distruggendo la sintassi e la logica tradizionali, introdusse il “verso libero”, e le “parole in libertà” che, se lette nel modo giusto, diventano espressioni dell’anima dell’autore.
Riguardo al teatro, Marinetti lo considerava un importante mezzo di comunicazione, dove più facilmente sarebbe stato possibile effettuare la rottura col teatro borghese di matrice fine ottocentesca. In particolare fu eliminata la trama e il riferimento ai capolavori del passato che tendevano a provocare la partecipazione passiva da parte del pubblico.
I Futuristi, invece, stimolavano la partecipazione attiva da parte degli spettatori, non disdegnando nemmeno di essere fischiati con lo scopo di spingere gli spettatori a reagire e ad esprimere la propria opinione.

… Arrivederci al prossimo sabato pomeriggio, giorno per il quale abbiamo già programmato un altro evento di sicuro interesse, il cui contenuto sarà una piacevole sorpresa.

Lucia La Rosa

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… a proposito della serata inaugurale.
di Mario Macrì

Trattare un argomento come il futurismo, è quasi sempre una materia imbarazzante sia per l’ambiente letterario che per gli amanti del teatro.

La direzione artistica della Cornucopia, nonchè il regista Claudio Mazzenga, hanno voluto tener fede al modo di intendere ed interpretare la volontà artistica del movimento, correndo a volte anche il rischio di essere male intepretati.

L’intento del regista era, quindi, proprio quello di scaldare gli animi al dibattito e, possiamo dire che almeno in parte c’è riuscito, senza esagerare, come invece erano soliti fare i poeti ed i letterati in genere durante il pieno fulgore dell’epoca futurista.

Per coloro che si sono persi questo primo appuntamento ecco alcuni consigli letterari e teatrali:

La mia su questo libro
giovedì 23 febbraio 2006, di Salvatore Mica

I Monologhi della vagina

Autrice: Eve Ensler  Prezzo di copertina: Euro 9,50
Casa editrice: Marco Tropea editore  Pagine: 127

Un libro, alcune interviste, un successo planetario, soprattutto un manifesto politico. Al centro di tutto la vagina, attorno le donne, gli uomini, il femminismo, la politica, la società. “La mia vagina è una conchiglia, una tenera conchiglia rosa rotonda, che si apre e si chiude. La mia vagina è un fiore, un tulipano eccentrico, dal centro acuto e profondo, il profumo tenue, i petali delicati, ma robusti.

Il libro nasce dall’amore unito alla preoccupazione e alla rabbia per come la vagina viene trattata dal mondo. Cominciamo dalla parola “vagina”. Nel migliore dei casi fa venire in mente un’infezione, forse uno strumento chirurgico: “Presto infermiera, mi porti la vagina”. “Vagina.” “Vagina.” Puoi dirla quante volte ti pare, ma non suona mai come una parola che hai voglia di pronunciare. E’ una parola assolutamente ridicola, non ha niente di sexy.”

Nelle interviste, la vagina si confessa, la donna appare quasi una “portatrice di vagina”; le brevi storie sono divertenti, choccanti, tristi, fantasiose… Si passa da un estremo all’altro in maniera molto disinvolta: si parla della donna che ha sofferto il suo primo rapporto sessuale, della nonnina che per la prima volta prova il piacere dell’orgasmo multiplo, dei racconti di ragazzine disinibite per finire con orripilanti descrizioni di stupri realmente avvenuti. L’autrice ha svolto oltre duecento interviste alle quali si è ispirata per comporre questo successo, il risultato è quanto mai variegato ed ambiguo, gli argomenti trattati, senza dubbio legati al mondo della vagina, rappresentano solo una parte dell’opera: l’autrice è andata oltre ponendo bizzarre domande che ben mettono in luce i rapporti tra “donna” e “vagina”: “Se la tua vagina parlasse, che cosa direbbe?“; oppure: “Se la tua vagina si vestisse, che cosa indosserebbe?“. Questo testo è diventato un’opera teatrale che ha calcato i palcoscenici di moltissime città registrando sempre il tutto esaurito nonostante i ripetuti tentativi di censura. Nel 2000 l’opera venne finalmente pubblicata anche in Italia.

Dare un giudizio su un mostro sacro come questo è sempre complicato, specie se a farlo è un maschio che, effettivamente poco sa, del mondo della vagina. Profanamente, possiamo dire di aver amato questo libro: è un testo leggero, di facile lettura, scorrevole…

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