Orazio Caruso presenta il suo nuovo romanzo "Pioggia e Settembre"

Oggi alle ore 17:15 – Istituto Comprensivo “Giovanni Verga” – Via Pacini, 60 – Viagrande (CT)
Con l’Autore interverranno Nino Di Blasi e Francesco Nicolosi Fazio.

“Pioggia e Settembre” – Un romanzo di Orazio Caruso. (Algra Editore)

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Al suo quarto romanzo Orazio Caruso ci sorprende ancora, anche per la contiguità con la precedente opera. Ma possiamo svelare un piccolo segreto: per scrivere quest’ultimo romanzo, Orazio non ha impiegato solo un anno, in quanto “Finisterre” (2015) è un’opera quasi giovanile, solo parzialmente composta in tandem a “Pioggia e settembre” (2016), ma esitato un anno prima. Non ho riscontri da parte dell’autore, mi baso soltanto sul “peso specifico” dei due romanzi, uno più bello dell’altro, letteralmente. L’ultimo è grande, generoso e complesso. Granitico, nonostante la sua articolazione. Anche per questo, para-gra-fa-sando il libro e l’autore, suddivideremo questo articolo in capitoletti.

Il luogo.

Nella periferia del paese, teatro della vicenda, si incontravano tre valloni, univano Trecastagni, Viscalori e Viagrande. Nel trivio che si creava, una enorme “bomba dell’Etna” fungeva da irremovibile pietra miliare di tanti tragitti: era il macigno di Ercole. Quello citato nel romanzo in un episodio d’infanzia. Oggi quei luoghi non esistono più, i valloni sono stati coperti ed intubati, come malati in coma irreversibile. Un luogo perduto, un bivio/trivio,  che è uno dei tanti rivoli/valloni del romanzo, opera che, come la Sicilia, non ha solo due corde, ma triplica la sua complessità.

Il tempo.

Realmente contemporaneo ed odierno, con un’analisi psico-sociologica che vale cento trattati. La generazione perduta che aveva vent’anni, al cambio del millennio Una sensibilità anche (scusatemi il termine) politica, che stigmatizza l’oggi, dei veri poteri, nel personaggio del mafioso Drago. La prima “generazione perduta” venne dopo la prima guerra mondiale, questa lo è durante questa terza guerra mondiale, dichiarata all’umanità intera da un’entità che qualcuno chiama “mafiascismo”.

Orazio CarusoLa natura.

L’amore per la sua terra è amore per la natura. Per Caruso scendendo dalle falde dell’Etna si percorre “La strada più bella del mondo”, ma non si rende omaggio solo al “topos” ma alla natura intera, amore  sia per i boschi  etnei, location anche del finale di “Comici randagi”, che all’estremità della Sicilia di “Finisterre”, ma anche alla Grecia di “Sezione Aurea”. Altamente poetico ed evocativo il volo delle oche verso il sud, passando sull’Etna. Pochi sono mai riusciti a vederlo.

I nomi

Vanessa, oltre che della protagonista, è il nome delle splendide farfalle di colore nero-arancio-bianco che, proprio in settembre, riempiono i campi dell’Etna. Giorgio è pure il santo che sconfigge il Drago. Il mafioso Drago è il male; avendo rappresentato l’opera di Scwarz, Orazio rende ecumenico l’impatto della mafia. Agata la figlia nata l’11 settembre, oltre che la bontà insita nel nome greco, rappresenta la continuità e la tradizione. Per gli altri personaggi, scopriranno i lettori.

Gli aforismi.

Un altro libro potrebbe scriversi raccogliendo i titoli dei singoli paragrafi, pillole di saggezza che offrono visioni originali della vita, con sintesi spesso geniali. Ma anche all’interno delle altre righe del libro affiorano altri possibili aforismi, come preziosi reperti, che può cogliere il lettore accorto  da un già ricco campo, condividendo con l’autore la passione per la scoperta del messaggio.

La trama, la poesia, la mitologia, i padri .

Nulla dirò di ciò (finita è la cartella). Soltanto affermo: splendida trama e grande poesia. Leggetelo! La pioggia ed il  titolo dell’articolo.

L’”acqua di cielo” a settembre fa bene alla Natura e agli uomini. Suona come la canzone dei Rokes.

Francesco Nicolosi Fazio

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