Differenziata nel Catanese, isole felici e buchi neri. Efficienza a San Cono. Bocciati Giarre e Acireale

Dai dati diffusi dall'ufficio speciale regionale è possibile effettuare un confronto con i risultati del 2014. Emerge un quadro di forte disparità con i piccoli centri che ottengono un trend di crescita mentre quelli grandi arrancano pesantemente. A Catania, dove la gestione del servizio rimane in proroga, si è fermi al 12 per cento.

Differenziata
Poche isole felici, in un quadro generale dove timidi segnali di miglioramento convivono con clamorosi buchi neri d’inefficienza che penalizzano tutto il sistema. Ecco il momento attuale della raccolta differenziata in provincia di Catania, restituito dai dati diffusi dall’ufficio speciale per il monitoraggio e l’incremento della differenziata, unità creata la scorsa estate dal governo regionale proprio per «incoraggiare» i Comuni ad uscire dallo stato di inadempienza. Numeri che consentono di comparare i risultati del 2014 al trend «in crescita», come sottolineato dalla Regione, registrato negli ultimi sei mesi del 2016. Al netto dei segnali positivi, tuttavia, la gran parte dei Comuni del Catanese non riesce ancora a seguire l’esempio virtuoso dei piccoli San Michele di Ganzaria e San Cono – giunti al 79 ed all’81 per cento di differenziata, nel 2014 erano al 72 ed al 55 per cento – e finisce per accodarsi al primato in negativo del capoluogo.

A Catania infatti – dove la gestione in proroga targata Ipi–Oikos dovrebbe essere interrotta dall’aggiudicazione di un bando temporaneo del servizio di nettezza urbana, in attesa dello sblocco dell’appalto settennale da oltre 300 milioni di euro – si è fermi intorno al 12 per cento. Poca cosa in più rispetto al 9 per cento del 2014 e ancora lontanissima da quel 65 per cento indicato dalle normative come obiettivo e che, in provincia come nel resto della Sicilia, viene centrato più facilmente soltanto nei Comuni al di sotto dei diecimila abitanti. Fra i centri più popolosi, la palma del peggiore se la aggiudica Acireale – che da giugno a fine 2016 non va mai oltre il 3 per cento, un punto in meno del 2014 – mentre Caltagirone, negli ultimi due anni, non è riuscita a migliorare il suo 17 per cento. Paternò resta stabilmente intorno al 20 per cento, in linea con il 2014.

Vengono soprattutto dal Calatino le note più liete: troviamo stabilmente sopra o intorno al 60 per cento Mirabella Imbaccari, Scordia, Militello, Licodia Eubea e Vizzini. Ma c’è speranza anche alle falde dell’Etna, dove Belpasso e Santa Maria di Licodia lo scorso autunno hanno sfiorato in più mesi il 70 per cento, seguiti da Misterbianco, Camporotondo e S. Pietro Clarenza, fra 60 e 70 per cento e cresciuti di quasi venti punti negli ultimi due anni. Tiene il confronto anche il resto della fascia periferica catanese, dove però a fine 2016 solo Viagrande e Mascalucia hanno raggiunto il 50 per cento di differenziata. Oscillano fra 30 e 40 per cento centri come Nicolosi, Trecastagni, S. Agata li Battiati; male Gravina di Catania, Tremestieri, San Giovanni la Punta, quasi sempre sotto al 20 per cento.

Proseguendo verso nord, sembra rallentare Zafferana Etnea, cittadina già al 68 per cento nel 2014, che però supera il 50 per cento solo a ottobre 2016, mantenendosi per il resto del tempo intorno al 35 per cento. Tocca invece il 50 per cento Santa Venerina, cui seguono Aci Bonaccorsi ed Aci Sant’Antonio fra 35 e 42 per cento. Aci Catena ed Aci Castello raggiungono rispettivamente il 24 ed il 16 per cento – nel 2014 erano al 7,5 per cento ed al 5,8 per cento – numeri che farebbero parlare di Comuni virtuosi, se paragonati al vero e proprio disastro del comprensorio giarrese. Qui, di fatto, la differenziata non è mai partita: nel 2014 a Giarre si differenziava l’1 per cento dei rifiuti, dato addirittura peggiorato alla fine del 2016. Mascali resta inchiodato agli zerovirgola, mentre Riposto a fatica raggiunge, solo in alcuni mesi, il 3 per cento. Facile, dunque, fare meglio per i Comuni vicini, ma non c’è nulla da festeggiare: Milo e Sant’Alfio si aggirano intorno al 15 per cento, Calatabiano non raggiunge il 10 per cento – nel 2014 era però all’1,30 per cento.

Rispetto alla desolante tendenza jonica, può sorridere Fiumefreddo, passata dal 5 per cento del 2014 ad essere stabilmente intorno al 20 per cento ed ormai in scia ai ben più organizzati Comuni pedemontani. Tra il 60 per cento sfiorato a Maletto a fine 2016 e il definitivo tracollo segnalato a Castiglione di Sicilia – dove si riesce ad azzerare il 4 per cento del 2014 – troviamo stabilmente tra il 20 ed il 30 per cento i centri di Bronte, Randazzo, Linguaglossa, Piedimonte, Maniace.

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